Il caso
20.08.2024 - 12:00
Li chiamano spesso gli ‘invisibili’ i senza fissa dimora che per necessità o abitudine dormono per strada. Ben visibili in queste sere d'estate e di afa nelle quali il passeggio è più frequente nel centro di Latina, ma ignorati dai passanti che a volte si trovano a mangiare un gelato e a conversare accanto a loro, vicinissimi a ricoveri di fortuna e a situazioni ai limiti della dignità e del decoro. Sono le contraddizioni di tante città italiane e Latina non fa eccezione, ma da qui a pensare che possa essere una situazione tollerabile con un’amministrazione insediata da un anno e con un assessore ai servizi sociali in carica, ne passa.
Perché a forse di vederli da mesi si è fatta un po’ l’abitudine a quelli che dormono vicino al negozio Intimissimi sotto i portici di Corso della Repubblica con coperte, cartoni e una valigia, a quelli che hanno preso il monumento di piazza san Marco per una vasca nel quale allestire un giaciglio nella settimana di Ferragosto, poi rimosso perché evidentemente troppo 'visibile' e anche ai clochard che usano le panchine tra l’Intendenza di Finanza e via Diaz come letti h24. Prima molti stavano nei giardini di viale Don Morosini dove il Comune in epoca commissariale decise di togliere tutte le sedute alle panchine della zona per rendere più complicati proprio i bivacchi dei senzatetto. Scelta che, ovviamente, alimentò le polemiche oltre a non risolvere il problema e a provocare l’effetto tangibile di sparpagliare molti dei clochard in altre zone della città tra il centro e Villaggio trieste.
In questo quartiere fino a poco tempo cinque o sei senzatetto dormivano nella fontana, un disagio segnalato più volte dai residenti. Il Comune in genere tratta questo casi con il pronto intervento sociale e figure specializzate che cercano il primo contatto per avviare un percorso che necessita di un’attività di persuasione profonda per convincere chi vive per strada ad usufruire di una struttura idonea. Come sanno gli operatori che ogni giorno gestiscono a Latina casi delicati e complessi, ben noti al servizio welfare, l’iter di assistenza richiede tanto lavoro e non sempre dà i risultati sperati perché nella gran parte dei casi il percorso degli homeless è una scelta di vita.
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