Cerca

Il caso

Certificati di favore a trenta marittimi, il processo non si farà

Prescritto il reato di truffa e tutti assolti dall’abuso d’ufficio per effetto della riforma Nordio. I fatti nel 2012

Incendio a Ventotene domato dai volontari

La riforma Nordio e la lentezza della giustizia hanno colpito di nuovo. Finisce con un nulla di fatto l’indagine sui falsi certificati per circa trenta marittimi considerati abili all’imbarco. L’inchiesta della Procura di Latina si era conclusa, dopo tre anni di verifiche, a febbraio 2015, dunque sono passati 13 anni dalle condotte contestate come illecite. Troppe per arrivare al giudizio sulla truffa e inutili per l’abuso d’ufficio, reato abrogato di recente.

Ieri il Tribunale di Latina non ha potuto che prenderne atto e ha ordinato il «non doversi procedere per intervenuta prescrizione dal reato di truffa», assolvendo tutti gli imputati dall'abuso d'ufficio in applicazione della riforma Nordio. Tra gli imputati c’erano quattro medici, accusati di aver rilasciato ai marittimi in servizio tra Ventotene e Terracina, falsi certificati per l’imbarco, «mettendo in pericolo l’incolumità dell’equipaggio». L’indagine era iniziata nel 2012 e fondava su una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche, riprese filmate con le microcamere negli studi medici per mettere la parola fine allo scandalo delle visite mediche fantasma a decine e decine di marittimi imbarcati sulle motonavi di collegamento con le isole. Trenta persone erano state originariamente iscritte sul registro degli indagati, tra cui anche quattro insospettabili camici bianchi, accusati a vario titolo di falso, corruzione e abuso d’ ufficio oltre che violazioni al codice della navigazione. Nel lungo elenco del pubblico ministero Maria Eleonora Tortora erano così finiti dei marittimi, residenti tra il Circeo, Terracina, Ponza, Formia e Gaeta. Il ruolo dei professionisti era stato cristallizzato dagli inquirenti nel corso di una laboriosa indagine condotta dai carabinieri e dalla Guardia Costiera.

I medici attestavano visite in realtà fantasma nei confronti di diversi marittimi, mettendo in pericolo in questo modo oltre che l’incolumità fisica dei marinai anche quella dell’equipaggio della nave dove prestavano servizio. «Preventiva di imbarco», era questa la dicitura dei certificati firmati dal medico di Terracina che aveva rilasciato il maggior numero di attestazioni. E sempre il medico terracinese in un altro caso ha attestato e ha firmato ad una donna anche un falso certificato medico di malattia. Altri marittimi invece, con la compiacenza sempre dei quattro professionisti, erano riusciti a percepire una retribuzione grazie a dei falsi certificati, si trattava in quel caso dell’indennizzo compensativo pari al 75 per cento della retribuzione di godimento relativo ai 30 giorni precedenti lo sbarco.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione