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Il fatto

Omessa bonifica nell’area Sep: ci sono quattro indagati

Chiusa l’inchiesta della Procura di Cassino dopo le verifiche del Nipaaf

Omessa bonifica nell’area Sep: ci sono quattro indagati

Ci sono quattro indagati per omessa bonifica dell’area dell’ex centrale di via Cesarano. E’ questo l’ultimo tassello di una vicenda che va avanti da molto tempo e che viene ricostruita negli atti della chiusa inchiesta condotta dai carabinieri forestali del Nipaaf su delega del sostituto procuratore Fusco.

La vicenda ha un suo punto di partenza importante nel 2023, quando sempre il Nipaaf procede al sequestro del terreno perché la società Sep spa stava procedendo a lavori di ristrutturazione all’interno della centrale dietro presentazione di una semplice Scia, quando, da legislazione urbanistica vigente sarebbe stato necessario uno specifico permesso a costruire e, soprattutto, perché non era stato rilasciato il nulla osta del PAI in quanto la zona ricade in R4, ossia è classificata come area ad alto rischio di frane, precisamente zona rossa, in quanto l’ex sito insiste sotto una falesia a rischio. Per quell’assetto riscontrato dagli investigatori due anni fa il sostituto procuratore Fioranelli aveva chiuso le indagini notificando il 415 bis.

Successivamente il Nipaaf ha effettuato ulteriori verifiche accertando che l’area era stata interessata da una bonifica ambientale già nel lontano 2007 ma non era mai stata conclusa con gli interventi previsti, che avrebbero dovuto riguardare il suolo, il sottosuolo e la falda acquifera. Va detto che le analisi eseguite fino al 2019 dimostravano che era in essere una contaminazione rilevante per la presenza di idrocarburi dovuti a continue perdite verificatesi in passato. Dalla presenza degli inquinanti è nato il procedimento per cui adesso c’è stata la chiusa inchiesta a carico dell’amministratore della Sep, nonché dell’ex responsabile dell’ufficio ambiente del Comune di Ponza, del direttore dei lavori per la Sep e del direttore tecnico sempre della stessa società.

E’ emerso altresì che durante al ristrutturazione è stata tombinata con una piattaforma di cemento l’area nel cui sottosuolo risultava presenza di idrocarburi inquinanti. In pratica è come se lo stoccaggio dei veleni che dalle analisi risultavano aver penetrato il terreno fino alle falde fosse stato sepolto con una colata di cemento. Le contestazioni saranno esposte nell’udienza davanti al Gup dove si deciderà se dare via al dibattimento a carico dei quattro indagati.

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