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Rifiuti, azienda speciale: una tipologia poco usata in Italia

Latina è l’unica città di pari dimensioni ad aver affidato il servizio rifiuti a un’azienda speciale. Alte città simili si affidano a privati o spa pubbliche

Rifiuti, azienda speciale: una tipologia poco usata in Italia

Nei prossimi giorni capiremo quale strada intende prendere l’amministrazione comunale di Latina sull’azienda speciale Abc. Domani il sindaco Matilde Celentano dovrebbe spiegare a consiglieri comunali e Cda dell’azienda quali strategie mettere in campo per il salvataggio di Abc. La linea dovrebbe essere quella indicata dal partito di maggioranza relativa, ossia Fratelli d’Italia che, attraverso il capogruppo Cesare Bruni ha detto che <l’ipotesi di una privatizzazione del servizio non è mai stata sul tavolo.  La strada maestra percorribile rimane la messa in sicurezza dell’azienda pubblica, con l’obiettivo di raggiungere un servizio che garantisca pulizia della città e l’abbassamento della Tari>. Ossia tutte cose che fino a oggi, dal 2018, non ci sono mai state. Perché sostenere che Abc funzionasse come un gioiello prima dell’avvento del centrodestra al Governo, è affermare il falso. Sul servizio porta a porta, sulle difficoltà nella sua applicazione e sull’estensione alla città, da queste parti ne scriviamo dall’inizio. È vero altresì che gli amministratori pubblici che si sono alternati alla guida del Comune hanno responsabilità sulla situazione attuale. Anche l’attuale amministrazione, che s’è tenuta per oltre un anno i manager e i componenti del Cda indicati dai loro predecessori.


Latina, in Italia, è un unicum nella gestione dell’igiene urbana. Si tratta dell’unica città con questa popolazione che ha affidato il servizio ad un’azienda speciale, ossia a un ente che è diretta emanazione del Comune. Altre realtà simili per dimensioni, lo riportiamo nello specchietto a lato in questa pagina, si è scelto o l’affidamento in house a società per azioni oppure l’esternalizzazione del servizio. E forse ci sarà un motivo per cui tutti fanno qualcosa di diverso rispetto a quello che fa Latina.
Da quando è arrivata l’amministrazione Celentano, sul tema rifiuti, abbiamo assistito a una politica a macchia di leopardo, senza intravedere mai una strada chiara e precisa. Tra voci di trasformazione in spa, in multiservizi, tra piani industriali che fermano il porta a porta in centro per posizionare cassonetti intelligenti o condominiali, siamo arrivati al risultato odierno. Il tutto, nonostante sia stata effettuata una due diligence che ha fatto emergere da subito le criticità di una gestione che non stava funzionando. Sì perché il punto è sempre il medesimo: cambia il nome dell’azienda, cambia il management, cambiano sindaci e colori politici, ma quel che non cambia è il costo esagerato delle bollette a carico dei cittadini a fronte di un servizio oggettivamente migliorabile. Su questo dovrebbe riflettere chi fa politica, se il servizio e la gestione dello stesso abbiano funzionato dal 2018 a oggi. Si può invertire la rotta? Forse sì, ma i precedenti sono sconfortanti.

Per questo dipingere l’esternalizzazione del servizio come l’inferno è un errore grave. Perché quando nel 2011 tra proteste e timori, il Consiglio comunale votò per la gara di affidamento ai privati del servizio, l’obiettivo era uno solo: avere certezza dei costi per l’ente e un soggetto che espletasse il servizio garantendo una raccolta differenziata ad alte percentuali. Col Comune a controllare che il servizio stesso fosse eseguito a menadito e il contratto rispettato. Il tutto, con la certezza dell’assorbimento dell’intera forza lavoro allora operante. Quella sliding doors non è stata presa. Un’altra occasione persa che non ha insegnato nulla.

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