Politica
04.11.2025 - 18:10
Pina Picierno (Pd)
Un confronto a tutto campo: Partito Democratico, campi larghi e riformismi, giustizia, Europa, antisemitismo, fino alla politica locale. La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, ospite a Latina nei giorni scorsi per un incontro sulla politica internazionale, analizza lo scenario nazionale ed europeo con franchezza, e non risparmia richiami interni al suo partito.
Presidente, partiamo dall’iniziativa dei riformisti PD a Milano delle scorse settimane: perché questa spinta? È nata una nuova corrente o qualcosa di più?
«No, in realtà non è un'operazione correntizia. Nasce dalla necessità di offrire al Paese un’alternativa credibile. Purtroppo il campo largo, così com'è adesso, non lo è ancora. Lo dico con dispiacere e preoccupazione. E non lo dico solo io: lo ha detto Romano Prodi, e tante personalità che hanno rappresentato il buon governo del centrosinistra. Quando parliamo di campo largo, basta guardare ai fatti: sulla politica estera in Parlamento italiano ci sono mozioni diverse e voti diversi, e in quello europeo votiamo sistematicamente in modo diverso. È evidente che manchi una sintesi. La politica estera è tornata centrale e serve una linea comune. Io credo che ci sia una grave responsabilità dei gruppi dirigenti – quindi della segreteria nazionale del PD e degli altri partiti del campo – nel non aver sentito la necessità di sedersi intorno a un tavolo per definire alcune linee rosse invalicabili. L’iniziativa dei riformisti è il tentativo di animare un dibattito onesto nel PD: uscire da una postura solo massimalista e identitaria e tornare a essere forza dirigente del centrosinistra.»
Il Partito democratico di Elly Schlein è troppo movimentista e poco concreto?
«È ciò che intendiamo dire. Non basta usare vecchi slogan o recuperare vecchi manifesti. Bisogna rispondere ai problemi reali con pragmatismo e concretezza. A livello locale vedo gruppi dirigenti molto concreti – consiglieri regionali, comunali – c’è un’ossatura forte che lavora bene. Il dibattito nazionale, però, a volte sembra lunare.»
L’ex premier Romano Prodi nei giorni scorsi ha detto: “Non c'è un’emergenza democratica in Italia”. Lei concorda?
«Ha molta ragione Romano Prodi. Il nostro Paese ha pesi e contrappesi, e un Presidente della Repubblica che è garante di tutto questo. Raccontare l’Italia come un Paese senza democrazia è sbagliato. È giusto denunciare le difficoltà che vivono i giornalisti, ma io lo faccio da decenni: querele temerarie, compensi bassi, tutela insufficiente. Non è un problema nato oggi e non è responsabilità di questo governo, che pure fa tanti danni. Ma non gli si può attribuire tutto.»
Il Senato ha votato la riforma della giustizia. Nel PD ci sono posizioni diverse. Lei cosa ne pensa?
«Culturalmente sono favorevole alla separazione delle carriere e alla responsabilità civile dei magistrati. Ho conosciuto persone la cui vita è stata distrutta da azioni giudiziarie poi rivelatesi inesistenti. Non è accettabile che una categoria non abbia forme di responsabilità civile. Detto questo, la riforma, per come è scritta, non è il modo migliore per rispondere a questa esigenza. Ma l’esigenza esiste, eccome.»
Il caso Fiano: all’ex parlamentare del Pd è stato impedito di parlare all’Università di Venezia da un gruppo di ProPal. Ritiene che l’ antisemitismo sia tornato pericolosamente ad essere presente in Italia?
«Assolutamente sì, in Italia e in Europa. L’antisemitismo non se n’è mai andato: era sotto traccia e ora esplode. Fiano è un uomo di pace, presidente di “Sinistra per Israele – Due Popoli e Due Stati”. Le responsabilità del governo Netanyahu sono chiare, ma sono responsabilità di un governo, non di un popolo o di una religione. Siamo arrivati al punto che a un ebreo, in quanto ebreo, viene impedito di parlare in università. È inaccettabile e ignobile»
Come trova il Pd nel basso Lazio?
«Trovo un partito vivace, presente, con persone preparate. Lo dimostrano anche le iniziative organizzare con costanza. A livello territoriale c’è concretezza, e questo è confortante: il PD vive e lavora oltre le segreterie romane. E meno male aggiungerei»
Nuova legislatura europea: cosa cambia?
«È più difficile della precedente. Il mondo cambia rapidamente e l’Europa deve rispondere con efficacia. La nostra maggioranza è tra forze europeiste, non tra destra e sinistra come in Italia. In Europa, all’opposizione, ci sono Movimento 5 Stelle e Lega insieme: non è un dettaglio da poco. Ci sono cose che funzionano molto bene, ma altre in cui non siamo stati abbastanza pronti a rispondere alle sfide globali»
Si aspettava Giorgia Meloni così europeista?
«Ho riconosciuto a Giorgia Meloni una grande evoluzione politica e culturale. Ci conosciamo da anni: è molto diversa dalla giovane leader che ricordavo. Ha assunto una postura istituzionale più adulta. Molte cose ci dividono e sempre ci divideranno. Ma va riconosciuta un’evoluzione verso posizioni europeiste»
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