Il dossier
La data zero a Latina, sabato 13 dicembre, di “L’uomo sbagliato - Un’inchiesta dal vivo” con Pablo Trincia anche autore insieme a Debora Campanella, è perfettamente in linea con la visione che Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno dell'agenzia Ventidieci hanno sempre avuto per la città capoluogo, a loro parere luogo ideale per le ‘prove generali’ di grandi spettacoli o concerti prima dell’inizio ufficiale dei tour. Eventi speciali che sul territorio verrebbero costruiti e testati.
È accaduto per il progetto teatrale di Pablo Trincia, prodotto e distribuito da Ventidieci e Stefano Francioni produzioni (management Isa Arrigoni), che ancor prima di debuttare sta richiamando attenzione e curiosità a tal punto che a Milano e Bologna i biglietti disponibili sono terminati in pochissimi giorni, con le date all’Arcimboldi dove Trincia è atteso il 2 febbraio, e all’Europauditorium (9 gennaio 2026), già entrambe sold out.
Pablo Trincia porta la cronaca sul palco, e lo fa scegliendo una storia veramente agghiacciante per il fatto in sé e per le conseguenze altrettanto drammatiche che ha prodotto. Un grande giallo, una storia di malagiustizia.
Ezzeddine Sebai è il serial killer tuinisino che nel 2006, con la sua confessione resa in carcere, mette in crisi decine di processi chiusi e sentenze passate in giudicato. L’uomo afferma di avere commesso quattordici omicidi. Le sue vittime? Donne anziane, tutte residenti nel Sud Italia. Delitti orribili per i quali sono finite in cella persone innocenti.
Scrive Trincia: “Porto a teatro una vicenda piena di errori investigativi che hanno avuto conseguenze pesantissime su intere famiglie già indebolite dalla povertà e dall’indigenza. L’idea è quella di trascinare il pubblico dentro alla storia, di fargli vivere un viaggio attraverso le ombre della malagiustizia italiana, per uscire dal teatro con la testa piena di domande e il cuore colmo di indignazione”.
Una inchiesta che si snoda in diretta, con il supporto di video, testimonianze, documenti processuali, immagini d’archivio.
Un modo diverso di fare giornalismo, dove il potere delle storie è strettamente collegato alla capacità di raccontarle. Che Trincia abbia una passione per quei casi che sollevano interrogativi e dubbi, è un dato innegabile. Maestro dello storytelling e dei podcast narrativi, porta adesso le sue abilità in una sala teatrale per un contatto diretto con il pubblico e, quindi, con le emozioni, quelle che scuotono la coscienza come accade nell’ascoltare il caso di Ezzedine Sebai per il quale persone che non hanno commesso alcun delitto sono ancora dietro le sbarre.
“Era da tempo che sognavo di raccontare una storia nei teatri del nostro Paese – conclude Trincia – ora finalmente ho l’opportunità di farlo. Adoro il palco, l’attesa, l’energia, l’idea di stare in mezzo alle persone, sentirle respirare mentre ascoltano una storia che brucia. Il teatro segna per me l’inizio di un nuovo percorso professionale e di una nuova fase della mia vita”.
Edizione Digitale